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Non tutte le distanze ci proteggono: le conseguenze psicologiche della pandemia in età evolutiva

Lo stato di pandemia causato dal virus Covid-19 ha avuto un notevole impatto sulle nostre vite, modificando e stravolgendo le nostre abitudini e la nostra routine giornaliera. Le conseguenze che porterà questa pandemia sono innumerevoli e non coinvolgono solo l’ambito economico, ma anche e soprattutto il lato psicologico e sociale, in particolar modo per quella parte della popolazione più fragile.


Fanno parte di questa fascia di popolazione più vulnerabile anche bambini e adolescenti, i quali hanno risentito particolarmente della situazione provocata dalla pandemia. Solo per fare degli esempi, la pandemia ha costretto i più giovani a lasciare la propria scuola per un tempo indefinito, a smettere di frequentare i centri sportivi o altre attività pomeridiane, a non vedersi più con amici e compagni, determinando una chiusura relazionale e un allontanamento da tutti i contesti di socializzazione.


Alcuni studi hanno dimostrato l’impatto psicologico dettato da questa situazione sulla vita dei più giovani, come ad esempio quello condotto dall’ospedale pediatrico Gaslini di Genova. L’isolamento dovuto alla situazione pandemica ha contribuito a provocare un notevole aumento di problematiche di tipo comportamentale e sintomi di regressione in bambini e ragazzi. I disturbi rilevati con maggiore frequenza sono l’aumento di irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d’ansia (inquietudine e ansia da separazione) nei bambini al di sotto dei sei anni. Allo stesso modo, bambini e adolescenti con un’età compresa tra i sei e i diciotto anni hanno manifestato più frequentemente disturbi d’ansia e somatoformi (come la sensazione di mancanza d’aria) e disturbi del sonno (difficoltà nell’addormentamento e difficoltà nel risveglio per iniziare a seguire le lezioni in modalità telematica da casa).





Inoltre, un ulteriore studio è stato svolto in Sardegna, dove sono stati intervistati genitori di bambini tra i quattro e i dieci anni. Da questa ricerca emerge che il 26% dei figli manifesta disturbi del sonno, il 2% regressione nel controllo urinario, il 18% riporta paure precedentemente sconosciute, il 53% irritabilità e richieste insistenti e il 21% oscillazioni dell’umore. In forte aumento sono anche i ricoveri di giovanissimi legati a disturbi del comportamento alimentare: questo può indicare come lo stato di isolamento abbia contribuito a provocare un aumento della diffusione di anoressia e/o bulimia.


Per ora sono disponibili solo dati preliminari rispetto all’impatto della pandemia sulle nostre vite e solo grazie a studi di tipo longitudinale potremo avere dati più veritieri rispetto alle conseguenze psicologiche determinate da questa situazione, ma questa iniziale descrizione dei disagi riportati ci mostra come lo stato di confinamento abbia provocato e stia provocando ripercussioni significative anche a livello emotivo e comportamentale.

In questa particolare situazione, anche il mondo della scuola è stato stravolto con l’arrivo della Didattica a Distanza. E’ importante sottolineare come la scuola rivesta un ruolo fondamentale per bambini e adolescenti: insieme alla famiglia, ricopre infatti l’importante compito di educare e preparare alla vita i più giovani. Non è quindi un mero trasmettitore di conoscenze e di sapere ma una “palestra socio-emotiva” che permette ai bambini di confrontarsi tra pari, di sperimentare le regole sociali e relazionarsi attraverso il gioco e che, allo stesso modo, permette agli adolescenti di sviluppare la propria identità, di fare conoscenza delle proprie responsabilità, dei propri punti di forza e di fragilità e di sperimentarsi nelle relazioni affettive. La Didattica a Distanza, per quanto sia stata fondamentale nel momento in cui ci siamo trovati ad affrontare improvvisamente questo nemico invisibile e sconosciuto, esclude inevitabilmente tutta la sfera relazionale ed emotiva legata al contesto scolastico. Questo tipo di didattica, a lungo termine, risulta essere insufficiente nel sostituire la complessità e unicità del mondo scolastico.

In quest’ottica, un’indagine del Centro Studi CNOP (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) presentata al “Audizione del CNOP su Impatto DDI su apprendimento e benessere psicofisico (Affare n. 621) 2 febbraio 2021” ha approfondito la questione. Lo studio, innanzitutto, ha evidenziato un aumento dei disturbi psicologi tra i più piccoli, con un aumento del 24% durante l’anno di isolamento da Covid-19.


Come è possibile osservare dal grafico, è stato riferito un significativo aumento di irritabilità, sbalzi di umore, difficoltà di concentrazione e maggiore tristezza in bambini e ragazzi. Inoltre, è emerso come “l’eccessivo utilizzo della DAD nella scuola dell’infanzia e primaria può limitare l’apprendimento e ostacolare la regolazione emotiva, cognitiva e comportamentale, con una ridotta capacità di concentrazione, una minore curiosità, autocontrollo e sintomi di ansia e depressione”.

Per quanto riguarda gli adolescenti e la Didattica a Distanza, sono stati osservati un’attività didattica e uno studio molto più passivo e una mancata rielaborazione personale. La motivazione e l’interesse sono estremamente ridotti e sembrano essere più frequenti comportamenti legati ad ansia e stress.


Come emerge dal grafico riportato, bambini e ragazzi riportano di non apprezzare l’isolamento, la solitudine, l’asocialità, la maggiore distraibilità, la noia e la stanchezza che la Didattica a Distanza comporta.


I ragazzi hanno riferito, come è possibile vedere dal grafico, come sia l’aspetto relazionale con i compagni a mancare maggiormente, ma non solo. Infatti ai ragazzi manca l’interazione e il confronto con gli insegnanti, aspetto che quindi sembra venir meno nella Didattica a Distanza.

Non vanno dimenticate, inoltre, le conseguenze provocate dall’isolamento in bambini e ragazzi con Bisogni Educativi Speciali, con disabilità e con svantaggio socio-economico: basti pensare quanto la Didattica a Distanza non sia stata sufficientemente in grado di accogliere e raggiungere questi studenti.

Da non sottovalutare, inoltre, il rischio che questo stato di isolamento possa portare i giovani a rifugiarsi sempre più in una realtà alternativa, offerta da videogames e social network, perdendo il contatto con la vita reale, compresa la scuola. Di conseguenza questo potrebbe tradursi in un maggior rischio di drop-out (abbandono precoce del percorso scolastico). La rete e le piattaforme online sono state in questo periodo di fondamentale importanza per mantenerci in contatto con le persone a noi care e non vanno demonizzate ma, se gestite senza un’adeguata conoscenza della rete e dei suoi pericoli, c’è la possibilità di non averne più il controllo.

Va sottolineato, infine, come le difficoltà manifestate dai giovani in questo periodo siano riconducibili a uno stato di malessere e non a vere e proprie patologie: di conseguenza risulta fondamentale intervenire in maniera precoce per promuovere il benessere psicologico dei più giovani e prevenire il rischio di incorrere in difficoltà più serie.


“Audizione del CNOP su Impatto DDI su apprendimento e benessere psicofisico (Affare n. 621).” (Febbraio 2021), Centro Studi CNOP.


“IMPATTO PSICOLOGICO E COMPORTAMENTALE SUI BAMBINI DELLE FAMIGLIE IN ITALIA”. Ospedale Gaslini di Genova


“E poi, i bambini. I nostri figli al tempo del Coronavirus” (2020). Massimo Ammaniti. Solferino.


 
 
 

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